Spazio architettonico e soggetto estetico

Autores/as

  • Rita Messori

Resumen

Come ripensare il rapporto tra costruire e abitare dopo Heidegger? Se le sue riflessioni sono ancora fondamentali per una estetica dell’architettura, è necessario interrogarsi su questioni tralasciate dal filosofo tedesco: in primis sull’esperienza estetica (sensibile e affettiva) intesa come rapporto tra il soggetto, homo aestheticus, e lo spazio architettonico; e sulla valenza etica di tale esperienza. La fenomenologia francese e quella tedesca offrono non pochi spunti. Il primo filosofo di riferimento è Merleau-Ponty, con la sua concezione di «campo» di esperienza: il soggetto è radicato nello spazio e l’esperienza è originariamente sinestesica e cinestesica; l’immagine del «chiasma» ben esprime l’intreccio di relazioni tra vedere ed essere-visto, tra interno ed esterno. Inoltre, come il filosofo francese afferma nei suoi scritti di pedagogia, è all’interno di tale orizzonte pre-intellettivo che avviene l’incontro con l’altro, che nasce la dimensione dell’intersoggettività. Henri Maldiney approfondisce tale discorso, mostrando come l’arte, e in special modo l’architettura, contribuisca a formare lo spazio, a sollecitare una esperienza estetica in chi si trova anche solo occasionalmente ad essere fruitore ed abitante. Secondo Maldiney l’architettura esprime il ritmo dell’esistenza, che deve essere intesa come un continuo formarsi del soggetto, estatico, aperto nei confronti del mondo e dell’altro. A differenza delle arti figurative, l’architettura richiede una fruizione che supera la tradizionale concezione dello «sguardo contemplativo», poiché il soggetto è immerso nello spazio di esperienza. Il concetto estetico di «atmosfera» elaborato da Gernot Böhme, fenomenologo tedesco, ha recentemente destato l’interesse degli architetti, di chi si occupa di esperienza estetica non da un punto di vista teorico ma da un punto di vista pratico. L’architetto in quanto designer forma degli «spazi atmosferici» in cui il soggetto prova determinate emozioni; l’emozione viene «irradiata» dallo spazio. Secondo Bohme, molto attento alla prassi, alla dimensione del lavoro, importante diviene l’uso della luce, così come dei materiali. In sintesi, l’architettura si offre dunque al soggetto come una «promessa», come una possibilità di esperienza che richiede una condivisione e che rende possibile il processo formativo del soggetto. Si tratta di una modalità di fruizione inaugurale, primigenia, irriducibile. Ed è all’interno di tale esperienza che può nascere un pensiero dialogico.

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