Da tempo, nelle analisi delle trasformazioni dello spazio e della tutela dell’ambiente, si ricorre
all’uso di metafore; ad esempio, quella della rigenerazione che, in quanto metafora “biologica”,
evoca anche interventi di tipo “terapeutico”. Scopo del nostro contributo è mettere a fuoco
senso e significati della “rigenerazione”, facendo riferimento a specifici processi di ri-costruzione
e re-interpretazione che hanno interessato il territorio abruzzese negli ultimi anni, a partire dal
terremoto dell’aprile 2009 che ha distrutto il capoluogo de L’Aquila.
Seguendo una struttura argomentativa centrata sulla dicotomia “recupero versus ricostruzione”,
e coniugando prospettiva teorica e ricerca empirica, l’articolo propone una riflessione su alcune
pagine di un “classico” della sociologia – La memoria collettiva di Maurice Halbwachs –
mettendole in relazione con evidenze empiriche emerse da una recente ricerca partecipativa sui
bisogni sociali rilevati all’interno del progetto C.A.S.E. (Complessi Antisismici Sostenibili ed
Ecocompatibili) di Assergi, in provincia de L’Aquila.
Esplorando, poi, il possibile nesso tra riconoscimento e rigenerazione del territorio, le Autrici
richiamano l’attenzione sul processo di re-interpretazione, in chiave bioclimatica, bioedilizia e
antisismica, delle cosiddette case di terra, vere e proprie architetture della memoria, presenti in
diverse Regioni italiane, tra le quali anche l’Abruzzo. La riflessione su alcune dinamiche di
rivalutazione e di riappropriazione dello spazio, costituisce l’occasione per mettere a fuoco una
diversa dimensione del costruire che, tra paesaggio e memoria, intende proporsi come
strumento fondamentale per la realizzazione di una buona qualità della vita.