È nostra convinzione che gli argomenti della dissoluzione del luogo contribuiscono a ideare una
città che va aggiungendo architetture atopici, architetture dove si può manifestare più facilmente
la spettacolarità delle sue forme, e dove la rottura spaziale della città diventa più evidente.
D'altra parte, la difesa dell’anti-storicità del processo creativo architettonico, nel confronto con la
città e la sua architettura in nome del progresso e del futuro, crea le forme di rottura e di disagio
e dà forza ad una nuova visione puramente funzionalista. Oggi l'architettura appare come
controllata d’altre aree del sapere, manifestandosi, tuttavia, esuberante nelle sue forme, in
un’autonomia illusoria, e prigioniera di presupposti che le superano e svalutano. L'architettura
contemporanea deve chiamare di nuovo a sé il concetto di continuità e permanenza, della
prospettiva di creare nuove memorie e di contribuire alla definizione di riferimenti collettivi che
possano edificare le forme della nostra storia attuale, e le forme di una città in crescita che oggi
è già difficile da identificare. Siamo preoccupati, tuttavia, in un altro ordine, l'ordine che
possiamo trovare attraverso esempi che mostrano una sequenza 'genomica', una struttura che
stabilisca la continuità dei fatti che hanno determinato la città e che la hanno configurato in molti
modi, nel corso della sua storia. In un processo dicotomico di causa ed effetto, la città
contemporanea può anche vedere la sua forma descritta con la precisazione della forma dei
suoi spazi pubblici (Il suo design e la sua posizione – una grammatica operativa), ma anche con
il rapporto e i legami tra loro, (un ordine – una sintassi efficiente).