La mobilità svolge un ruolo vitale per il mercato interno, per l’occupazione e, più in generale per
la qualità della vita dei cittadini. Rivolgendo l'attenzione al contesto mondiale, europeo e
nazionale si vede come sia divenuta una necessità sempre crescente: la mobilità media per
persona in Europa, misurata in passeggeri-chilometro per abitante, è aumentata del 7% tra il
2000 e il 2008 e si prevede che nel 2050 i passeggeri-km nell’Europa OECD saranno il doppio
rispetto al 2000. Per ciò che riguarda il trasporto merci la domanda ha continuato a crescere
oltre il PIL negli ultimi dieci anni (EC, 2011).
L’attuale modello di trasporto è basato però sull'uso dei combustibili fossili e sul predominio del
trasporto su strada, sia per le merci che per i passeggeri (EC, 2011) e inoltre una larga parte
della mobilità oggi esistente potrebbe essere evitata (McLellan & Marshall, 1998). Di
conseguenza, tale modello è responsabile del 23% dell’energia consumata in Europa. Circa i
tre quarti dipendono dal trasporto su strada (IPCC, 2007) e il consumo energetico, in questo
settore, si stima che aumenterà circa dell’80% entro il 2030.
In conseguenza del fatto che l’energia consumata in questo settore proviene per il 96% dal
petrolio e dai suoi derivati (IPCC, 2007; EC, 2011) questo stesso è responsabile di elevate
emissioni di CO2 e altre sostanze clima-alteranti, dell'aumento della temperatura e di rilevanti
problemi di salute nelle popolazioni esposte (U.S. EPA, 2010). La forte dipendenza dal petrolio
potrebbe inoltre portare a conseguenze severe sulle possibilità di approvvigionamento di merci
e spostamento dei cittadini, sulla sicurezza economica e la competitività globale ed europea nei
decenni futuri (EC, 2011; U.S. Joint Forces Command, 2010). La maggior parte degli
spostamenti sono interni alle aree urbane e, per il settore dei trasporti, queste sono le aree che
influiscono di più sui cambiamenti climatici e sui consumi energetici globali.
La città può essere assimilata ad un organismo (Samaniego & Moses, 2008) e gli spostamenti
che si compiono in essa, affinché siano efficaci, devono avvenire attraverso una rete che
rappresenti una configurazione ordinata di relazioni -o connettività- (Capra, 1996) che implica
una certa forma, una struttura definita (con il rispettivo schema) e uno o più processi specifici
(Samaniego & Moses, 2008). Le caratteristiche che osserviamo oggi negli organismi sono il
risultato di milioni di anni di evoluzione verso l’ottimizzazione delle strutture: minimizzazione
dell’energia spesa per la distribuzione delle risorse e massimizzazione del rendimento.
Tendono quindi a minimizzare il loro grado di entropia. Per arrivare ad una configurazione del
tessuto connettivo urbano che possa minimizzare il suo grado di entropia è necessario innanzi
tutto individuare un insieme di indicatori sulla base dei quali sia possibile caratterizzare lo
spazio stesso e che rendano possibili analisi dinamiche della morfologia urbana. In quest’ottica,
questo contributo si pone quindi come obiettivo quello di individuare un primo set di indicatori
significativi derivati dal confronto tra le caratteristiche delle reti vascolari di un organismo e il
tessuto connettivo urbano.