Le trasformazioni che investono la città mediterranea contemporanea rendono l’abitare sempre
più complesso e contaminato. La precarietà è una condizione ricorrente che genera paesaggi
imprevedibili e incostanti. Nasce l’esigenza di rileggere la città attraverso le sue stratificazioni
non più solo materiali: si abita riciclando spazi, stravolgendo relazioni, utilizzando strategie di
mercato inusuali. La città perde la sua organicità apparente ma, trasformandosi, mantiene i suoi
elementi fondanti, sopravvivendo nelle forme di autocostruzione e appropriazione, nelle
relazioni sociali e negli assetti economici.
La condizione di sopravvivenza si fa strategia e nuova frontiera dell’abitare.
La tesi trova le sue argomentazioni in contesti dove condizioni ambientali e socio-economiche
generano paesaggi al limite della sopravvivenza.
È il caso del Cairo in cui interi quartieri sono stati trasformati dall’ingente domanda di
sopravvivenza. In particolare, il paper vuole approfondire il caso studio della Città dei Morti.
Inizialmente occupata da strutture temporanee di parenti adoranti, Al-Qarāfa è oggi abitata da
circa un milione di egiziani. La densità abitativa è alta e i servizi non sempre sufficienti, per cui
le autorità locali decisero nel 2010 di radere al suolo intere sezioni del cimitero attraverso
l’attuazione del piano urbanistico Cairo 2050, stravolgendo l’impianto originario dell’area.
Qual’è il ruolo del progetto? Quali sono i modelli politici, economici e sociali in grado di
rigenerare la città mediterranea contemporanea? Si può ancora parlare di ‘modello
mediterraneo’?