‘Città in attesa’ sono il risultato fisico e concettuale dei profondi cambiamenti che coinvolgono la
nostra società. Nel secolo dell’urbanità, lo spopolamento di molte città occidentali la mancanza
delle risorse necessarie al completamento di grandi piani urbani producono un numero
crescente di spazi vacanti. Rimandando la sua trasformazione ad un futuro indefinito, la città
viene quindi ridotta a un paesaggio amorfo, riflesso dell’altrettanto disagio sociale che investe
un’ampia fascia della cittadinanza media.
In questo scenario di incertezza il progetto temporaneo diviene strumento efficace ad abilitare lo
spazio urbano al suo uso evitandone un ulteriore degrado. Attraverso pratiche intermedie le
‘pause temporali’ in cui è costretta la città possono essere trasformate in momenti di
sperimentazione diventando inoltre opportunità di riflessione sui mezzi e sulle modalità del
progetto stesso.
Questo lavoro propone dunque una riflessione sul concetto di tempo basata sull’idea di durata
reale introdotta da Bergson. ‘Attivando’ sequenze temporali solitamente inutilizzate, il progetto
intermedio diventa mezzo dinamico di riqualificazione urbana basato sull’’empowerment delle
comunità locali.
Obiettivo di questo scritto è infine sintetizzare le caratteristiche che rendono il progetto
intermedio capace di innescare una trasformazione della città basata su un modo nuovo di
partecipare, orientato al rafforzamento delle capacità resilienti degli abitanti coinvolti. A questo
scopo vengono raccolti e classificati in quattro categorie dimensionali diversi progetti realizzati
in ambito europeo dimostrandone l’adattabilità a tutti i livelli della pianificazione.